sabato 27 ottobre 2007

Liberi libri

Buonasera a tutti i lettori di cabo (ci siete, vero?).
scrivo questo piccolo post per segnalare un bellissimo sito che mi è capitato di pescare nel mare magnum del web, ovvero www.anobii.com un angolino per amanti della lettura in tutte le sue forme, dove potrete creare una vostra libreria virtuale, confrontarla con quella degli altri utenti, scambiarvi opinioni su libri letti e autori e creare dei gruppi a tema.
Io mi ci diverto un sacco (sembra di essere in un'immensa libreria dove tutti i commessi sono tuoi amici), spero che piaccia anche a voi.
Beh, è tutto, tornate a trovarci presto, e poi tornate ancora, e ancora, e ancora, e ancora....
M.P.

venerdì 26 ottobre 2007

Quesiti

Leggendo quanto scritto in questo blog mi son rivenuti in mente un paio di interrogativi:

-Veramente il verso libero è un'operazione di Postmodernismo? Ed ammesso e non concesso che lo sia, si tratta di una scelta o di una necessità? Ed, infine, se, come è probabile che sia, si dovesse avere la necessità di scegliere, quali sarebbero i motivi, le cause intrinseche di una scelta che a noi appare come spontanea ma che dovrebbe appunto essere il vessillo di un certo modo di pensare?

- Secondo interrogativo: su cosa si basa la perfezione estetico-gustativa della dicotomia pane-marmellata?E chi ha saputo prendere una decisione così decisiva come quella che ha introdotto il terzo incomodo nello standard occidentale della colazione(ovvero il BURRO)?Non sembra strano, non si avverte un non so chè di cospiratorio in una scelta così machiavellicamente precisa? Verrebbe da chiedersi dunque se in un primordiale disegno celeste la fetta biscottata non avesse già uno strato di grasso animale su di sè, a separarla in maniera quasi conventuale dalla dolce Marmellata. Da questo seguirebbero ulteriori logiche questioni, quali l'innegabile, oggettiva superiorità del pane tostato di fronte alla fetta biscottata. Sfido chiunque a sostenere il contrario. E' un'azione teorematicamente impossibile, oltre che priva di buonsenso .

gradirei lumi.

mercoledì 24 ottobre 2007

Il mare non finisce, il mare inizia soltanto...

Buona notte.
Un benvenuto alla nostra Venditrice di morte, che si è aggiunta a noi in questa piccola crociata letteraria.
Spero che i suoi versi decadenti vi piacciano, personalmente sono orgoglioso di averla con noi...giuro (anche Half-Lung è della mia stessa opinione).
E allora via, issiamo le vele, che la nostra nave ha imbarcato un nuovo marinaio (hip-hip, urrà); porti esotici e lidi sconosciuti sono più facili da raggiungere, adesso, anche se speriamo di non raggiungerli mai, perchè la destinazione non importa, in fondo dopo il Cabo non c'è altro che mare...
M.P.

martedì 23 ottobre 2007

Storie di cronopiòs e di famas



Salve a tutti.

Mi scuso in anticipo per le dimensioni dell'immagine ma questo passa il convento. E ripensandoci non sono in anticipo.

Lasciatemi premettere che sto scrivendo accompagnato dalle note di Speak Like a Child,Herbie Hancock. Mai fu commesso errore più grande da un mortale con l'intenzione di parlare di un libro.

Eh si,perchè,paradossalmente, un disco del genere dovrebbe accompagnarmi e lasciarmi scivolare nella tranquillità come sabbia che filtra tra le dita di un pugno chiuso; tuttavia, trovo impossibile trovare tranquillità tra le sonorità di un disco così...più che astrarmi verso un'isola di concentrazione mi viene da percorrere le strade affollate disegnate dalle sinuosità di questa musica.Ascoltatelo,e se vi va,fatemi sapere cosa ne pensate.

Vorrei andare ora ad illustrarvi una new entry del mio scaffale,accanto alla mensola del Vino di Porto. Prima che me ne dimentichi,però vorrei parlarvi dell'iniziativa che il vate Mezzopolmone ha intenzione di portare avanti,ossia la stampa di una quantità spropositata di adesivi che in qualche modo rappresentino il nostro blog, al fine di appicicarli su qualsiasi cosa possieda una superficie degna di ricevere il bacio del nostro fottuto collante. Parliamone:megalomania,coraggio o pasta coi broccoli?secondo me tutte e tre le cose.Ma parliamone.


Dopo essermi dilungato di circa un pochettino sul tema principale di quest post,vi dirò cosa mi ha spinto a scrivere quanto sto scrivendo: siete veramente capaci di descrivere un gesto come salire le scale?

Io si.

Ma quanto si trova nel libro di Cortazàr non è una semplice descrizione. Parafrasando la prefazione di Calvino al nostro libro, è un flusso di immagini a getto continuo le quali si incastrano con costruzioni geometriche in equilibrio su di un filo, bagnate dal principio dell'improbabilità. Salire le scale. Saliamo.

Salire le scale.

un ordine.un'azione talmente meccanica, automatica, quotidiana, routinaria,blandamente priva di qualsiasi tipo di fascino estetico. Cosa ne possiamo dire...salire le scale,salirelescale...forse qualche metafora,un allegoria cristologica. Poco sensato.

Cortazàr dimentica qualsiasi nozione referenziale,inconscia e non,di cui un essere umano occidentale sia in possesso, circa il salire le scale. Il risultato è comico, surreale, un lancio di dadi, una finestra che si affaccia sullo schizzo,carbone,di un pittore,romantico,poeta,artista,sognatore,musicista qualsiasi.


Questo è il primo volume del libro: Manuale di istruzioni. Poche pagine, volano via in un attimo. Un insieme di istruzioni, piccoli brani dal forte contenuto estetico,composti mediante l'uso di un linguaggio davvero semplice,per stessa ammissione dell'autore.Totale assenza di narratività sia chiaro. Per me si tratta di un'esperienza alla quale bisogna dedicarsi, pensare.

Julio Cortazàr, "Storie di Cronopios e di Famas" pp.150 Einaudi editore(8,20 Euri)

L'opera non si chiude qui, a differenza di questo mio primo commento su di essa. La mandria di calzini che pascola allo stato brado sul mio letto necessità della mia attenzione,per essere governata e rimessa accanto al gregge di mutande.Per chiudere questo mio primo intervento vorrei però riportare un episodio della biografia di Cortazàr(1914 Bruxelles-1984 Parigi)

Nel 1981 gli viene diagnosticata la leucemia.
1982: Con partenza il 23 maggio, viaggio Parigi Marsiglia in 33 giorni con Carol Dunlop. Le regole:mai uscire dall'autostrada, esplorare nel dettaglio due aree di parcheggi al giorno con sosta obbligata per la notte nella seconda, tenere un minuzioso diario di viaggio a due: ne nascerà Los autonautas de la cosmopista. Carol Dunlop, anch'essa malata di leucemia, muore in autunno.

Tornerò a commentare "Storie di Cronopios e Famas" e spero che il seme della curiosità si sia insinuato nel vostro fegato(perchè è lì che si sente di più).

Buonanotte


p.s.Un grazie a Giulia per avermi calato in questo universo di estetica surreale...

TRAGICOMICO PALCOSCENICO DI ANIME

Guardavo il mare
sospirare affannosamente
le ultime note
di un'armonia ormai sopita...
Il caldo sangue creolo sembra
prosciugarsi
in quest'arena dove pallide ombre
vagano sussurrando
misteriosi nonsensi...
mi siedo,
in silenzio,
al mio posto...
Aspetto che lo spettacolo inizi...
Mostratevi anime inquiete
chè forse nella vostra angoscia
scorgerò la mia...
bianca e pallida inconsistenza
di cose morte...
A.M.

Consigli,impressioni sono gradite...

SALVE!

Salve a tutti e a tutti un caloroso abbraccio!vi ringrazio di avermi dato la possibilità di pubblicare le mie poesie su questo blog..Un grazie speciale al Dott.M.P. col quale dovrò ancora condividere lunghi ma proprio lunghi anni di università MARCO RULES!Smetto di tediarvi con le mie noioise chiacchiere...Saluti e ancora saluti e tante care cose..olè

lunedì 22 ottobre 2007

nuovi orizzonti di conoscenza

Salve hostelli del sitello

oggi vado a proporvi,anzi, vorrei richiedere un vostro giudizio su una nuova forma di apprendimento proposta dalla mia università(l'ateneo di Firenze,per quei pochi che non lo sapessero[non che la mia celebrità superi i limiti dell'iperuranio,ma semplicemente perchè i frequentatori del blog mi conoscono"precisazione obligatoria"nda] che risponde al nome di Moodle, ed è un abbozzo di e-learning proposto dall'università italiana.

Molto probabilmente i miei colleghi delle varie università, in particolar modo della Sapienza di Roma(come ho già saputo), avranno già avuto modo di fare esperienza di questa piattaforma. Per quanto riguarda la mia personale esperienza sto seguendo un corso denominato "Language and Cinema",afferente al programma del terzo anno del curriculum di Lingue e Letterature straniere, tenuto dal Prof. Edward Tosques. Putroppo non si può accedere alla pagina del corso nemmeno come guest ma se volete una sommmaria descrizione dei contenuti del corso date un'occhiata qui.

In cosa consiste questo corso? Il topos è,appunto lo studio dell'utilizzo del linguaggio nel cinema, attraverso l'analisi della produzione cinematografica ispirata dal romanzo di Mary Shelley Frankenstein,or the modern Prometheus. La lectio ex cathedra è fondamentalmente canonica, anche se siamo solo alla terza lezione. Il professore cammina per l'aula gorgogliando in maniera eccitata quanto previsto dal menu du jour(il corso, va detto, è molto stimolante;vengono illustrati numerosi rimandi di natura filosofica, volti ad individuare le altrettanto numerose sfumature filosofiche presenti nell'opera, pilastri fondamentali della vita stessa dell'autrice). Seguiranno, nelle successive lezioni, proiezioni dei film di cui sopra.

La onlineeità del corso(mi prendo il privilegio di non usare le virgolette, dato che l'Accademia della Crusca mi ha dato l'okkei per inserire il termine nel Garzanti)consiste praticamente nello svolgimento dei "compitucci a casa",= fornire dei feedback inerenti alle lezioni, con l'obbligo di usaer internet come mezzo di risorsa. Questo, a mio avviso è dimostrazione di un certo grado di maturazione sotto due punti di vista:primo, si riconosce l'ormai innegabile importanza della rete come strumento di informazione; secondo,si responsabilizza lo studente nell'uso di questo strumento:il professore, difatti, nel caso in cui la vulpecula scolastica tenti di scopiazzare et incollare semplicemente da Wikipedia o da qualsiasi altra fonte(le quali vanno ovviamente citate) lo sgama, provvedendo poi alla successiva ed automatica operazione di inculamento dello studente in questione.

Per quanto si sia ancora lontani da un completo uso delle potenzialità dell'informatica, a mio avviso questo tentativo può costituire un prodromo di una possibile, probabile e successiva evoluzione. E la cosa è figa, oltre che comoda.

Gradirei ricevere osservazioni o anche personali esperienze sull'argomento dai sempre meno sparuti visitatori di questo nostro tempio della mela.

Bernardo

sabato 20 ottobre 2007

Poesia conto terzi

Buongiorno a tutti i frequentatori del cabo.
Di seguito troverete una poesia che mi è stata passata affinchè la pubblicassi (ora addirittura ce lo chiedono, non dobbiamo implorarli).
spero vi piacerà come è piaciuta a me. L'autore è voluto rimanere assolutamente anonimo, permettendomi solo di mettere le sue iniziali (piccolo vezzo che, evidentemente, condividiamo), perciò leggete e commentate gente, commentate...
M.P.

Stagioni oblique

Fui fantasma d'inverno,
(sorrette dal vento)
con la primavera tra le dita e l'autunno
(foglie rossolucenti)
nei capelli.
Scrissi lettere alla mia estate
(fresche di gabbiani)
che solo la stanchezza m'impedì
di firmare.
(nuotano nel sole)
e le lasciai...

A.C.

Inconsapevolmente infida tecnologia

Ho da poco scoperto che posso giocare a bowling comodamente sdraiata sul divano, con tanto di pantofole e copertina. Nel frattempo, ovviamente, chiacchiero con quarantacinque persone diverse, di cui un paio, preferibilemente, residenti in Cina o Venezuela.
E la lontananza non influisce. Ho a disposizione innumerevoli faccine idiote per mostrare quanto sia loro accanto: una decina di omini che ridono (alcuni che addirittura si rotolano), una dozzina di personaggi che piangono, ognuno con un pathos diverso, e pernacchie, saltelli, occhi dolci e chi più ne ha più ne metta.
E non mi devo preoccupare di arrivare fino all'edicola (fosse mai che metto piede al freddo) un paio di tasti e anche il quotidiano tramite web è a casa mia - dietro lo schermo, ma c'è!
Ma io chiedo, a me e a voi accaniti usufruitori : siamo proprio certi che assecondare la nostra pigrizia con i trucchetti della tecnologia sia un bene?
A volte ho l'impressione che per ogni maledetto tic della testiera ci sia un'emozione, una sensazione che si perde.

Cercare di trovare una posizione comoda per leggere il giornale, che è troppo grande per sfogliarlo,che poi finisci a terra con i fogli sparpagliati e tu che giri attorno saltando da un articolo all'altro.
E trovare una lettera per te tra la posta, tenerla tra le mani finchè sei da sola, godendoti l'attesa.
E una risata di cuore, un occhio che non sia lucido di pixel, un abbraccio che non sia solo virtuale.

Nè anacronismo nè malinconia.

E' questione di essere avidi di emozioni, che siano intense o sottili, ma che devono essere strappate con forza dall'attimo. E che la tecnologia (ancora non ho capito se infida o inconsapevole) ha il vizio di nasconderci.

lunedì 15 ottobre 2007

Piccoli registi crescono

Signore e signori, monsieures e mesdames, senhores e senhoras, la redazione di Cabo è lieta di presentare "Bounty Killer", western allucinato dalla ruvida mano di Nicolò Mazza de' Piccioli, promessa bergamasco/romana della settima arte.
Se volete saperne di più su questo protagonista della cinematografia underground visitate www.nikoisdifferent.com
Giusto per la cronaca, le musiche del cortometraggio sono state composte ed eseguite da Nick Stu, uno dei "soci anziani" del Cabo.
Scriveteci cosa ve ne è parso, anche perchè vedere i nostri sudati post senza commento ci mette un po' d'amarezza...

Michael Clayton e la ricerca della conoscenza

C’è un accordo di settima minore che mi sussurra all’orecchio mentre batto sulla tastiera. Non faccio mica per dire, è che qualcuno suona, ora, indifferente alle parole cui dò forma sullo schermo.
Sono stato al cinema ieri sera, davano Michael Clayton: la pellicola mi si srotolava davanti agli occhi e io stavo lì, storto su di una poltrona troppo piccola, con poco spazio per le gambe.
Proprio quando la mia ammirazione per una denuncia così forte e velata insieme era al suo zenit la ragazza accanto a me ha cominciato a russare e contemporaneamente un tizio, seduto dietro, ha dichiarato di non aver afferrato un’acca, sinora. Evidentemente le mie capacità critiche non valgono la suddetta acca, oppure mi sono capitati due vicini digiuni di buon cinema, probabilmente un po’ dell’uno e un po’ dell’altro (ecco qua, ottimo esempio di bipolarismo e contraddittorio, visto che se ne parla di questi tempi).
Ora, disgraziatamente, non posso fare a meno di pormi una domanda molesta e noiosamente retorica, ovvero: quanti degli spettatori di stasera hanno infilato il cappotto trasformati in percipienti? (parolaccia difficile e in disuso, ma mi piace perché assomiglia a “recipienti”, che è un’ottima metafora per quello che dovrebbe essere il nostro atteggiamento di fronte ad un’opera d’impegno, di qualsiasi natura essa sia).
In fondo mi piace pensare che sia la ragazza dal sonno pesante che il tizio cui è sfuggito l’intreccio porteranno a casa qualcosa, perché un film non finisce ai titoli di coda come un libro non si chiude mai veramente all’ultima pagina, ma continua a sfogliare dentro di noi, chiedendoci un parere o volendo solo fare due chiacchiere; ci tirano la manica come un bimbo annoiato, chiedendoci un po’ d’attenzione, andando a comporre un puzzle di consapevolezza che tutti stiamo costruendo pezzo per pezzo, anche sapendo che difficilmente riusciremo a posizionare l’ultimo tassello, perduto o introvabile che sia.

A presto,

M.P.

mercoledì 10 ottobre 2007

Il lardo della conoscenza

Il gruppo cresce, e nel crescere del gruppo cresce ciascuno di noi. Così il gruppo cresce a sua volta e i suoi componenti a volta del gruppo e volta propria. E come i più arguti stanno già pensando, questo meccanismo porta ad una crescita continua del gruppo e dei suoi componenti, con un meccanismo simile a quello che avviene in un reattore nucleare.
E quando ci renderemo conto di essere diventati delle montagne di grasso senziente, grandi quanto colti, allora ci renderemo conto di poter leggere l'ultima riga del libro della verità, ma di non riuscir neanche a muovere le labbra per sussurrarla al mondo.
Così voglio porgere il mio personale benvenuto a tutti coloro cui non l'ho porto finora, ma in particolare a coloro che non conosco personalmente, nel qual caso a
E lo porgo in questo modo perché l'idea di diventare un ammasso di sostanza inamovibile mi intriga...

martedì 9 ottobre 2007

Un nuovo "poet" che scruta l'oceano...

Voglio porgere (un po' in ritardo, a dire il vero, e me ne scuso) le mie sincere congratulazioni e un caloroso benvenuto a Tinker Bell, il nuovo anello della nostra catena che, a quanto pare, nonostante il poco successo finora raccolto (sic), continua ad allungarsi e rinforzarsi (evvai). Grazie di aver scelto di unirti a noi e grazie per aver condiviso con la redazione del Cabo (e con i nostri sparuti frequentatori) questo splendido post, anche coraggioso, per la forte carica intimistica che porta con sé. Quindi, tirado le fila, sarebbe carino farci sapere cosa ne pensate del nostro nuovo "acquisto"...a noi piace un sacco.
a presto,
M.P.

domenica 7 ottobre 2007

E da qui inizio...

"Dove la terra finisce e il mare inizia..."

Entità così diverse si toccano fino a fondersi, e con difficoltà ricerco il limite tra i due.
Ma esiste un limite? O è solo un insieme di sfumature?
Dal verde, lentamente, fino al blu, insieme di impercettibili colori scorre sotto i nostri occhi. Troppo presi dalla forza del definito, dimentichiamo la leggerezza delle sfumature.
Non gioia, non dolore; questi sono colori forti, toni decisi che cogliamo con facilità.
Ma l'attimo, quell'istante in cui uno sguardo distratto diventa attento, quando dal pensiero passo all'immaginazione, queste lievi sfumature che si esprimono con noi sono davvero colte?
Non sempre.

Siamo accecati dal rosso dell'ira, dall'azzurro del sentimento; e avvolti da queste emozioni prepotenti dimentichiamo l'istante in cui il nero diventa blu.
Non si tratta di sensibilità o di attenzione, no.
Forse dovremmo imparare ad assaporare davvero ogni istante, senza aver fretta di correre avanti, saltare al passo successivo, arrivare al colore deciso.

"Impercettibili sfumature,
così difficili da dimenticare,
così decise da trasformare sorrisi in lacrime" cantano i miei vissuti ginnasiali.

Ed io vorrei proprio questo. Senza concentrarmi su risa o pianti, soffermarmi nel momento in cui il volto cambia espressione.

Nell'attimo in cui, vedendo ancora l'ombra del sorriso, cade la lacrima.

martedì 2 ottobre 2007

Ieri

Pensiero.
Corre veloce, neanche lo afferri ed è già passato.

Rinchiuso lì, insieme a tutto il resto, a tutto ciò in cui amiamo perderci in cerca di qualcosa di migliore, in cerca di qualcosa che non siano il presente che non va, che non abbiamo il coraggio di prendere a calci.
Preferiamo rimanere lì, ancorati a ciò che potrebbe essere stato senza considerare che non potrà essere.
Non potrà essere.
È questo infatti il punto, ossessionati dal passato, rischiamo di non giocarci il futuro, come abbiamo fatto con il trascorso.
Non potremo volgerci al presente, non potremo visitare altri porti, magari migliori, magari peggiori, ma che avvicinano sempre alla metà finale.
Casa.

Cosa è il tempo? Una cosa ti sfugge via e non ti ritorna.
Non ritorna mai.
Nietzsche diceva che essendo le cose del mondo finite, e il tempo infinito, prima o poi qualcosa che è già successo accadrà di nuovo.
Accadrà di nuovo.
Ma come pensare che una cosa già successa possa accadere di nuovo?
Ora il discorso di Nietzsche sicuramente va su piani più alti e meno spiccioli di quanto uno studente di medicina possa considerare, ma la domanda è lecita.
Come si può pensare che una cosa già successa possa accadere di nuovo?
O meglio come si può pensare che una cosa già successa possa accadere allo stesso modo?
L'uomo cambia, è proprio il passato che lo fa cambiare.
Il problema è quando il passato lo tormenta.
Lo tormenta e non smette di farlo. Non smette di farlo.
Anzi non ci pensa nemmeno a smettere.
E come riuscire ad andare avanti?
Come fare?