La vita è un cornicione e io sto per buttarmi
Cronaca Veritiera di una notte surreale
Tirò un respiro, uscì dalla palude d’incertezze in cui si era incagliato e si issò sul cornicione.
Il freddo era pungente, una spina dolorosa che gli graffiava il viso e le mani, ma cercò di ignorarlo, per quanto possibile. Guardò di sotto: le luci della strada sembravano lontane e offuscate, fioche fioche attraverso il sottile sudario di neve che si poggiava sulla città, un velo diafano che un pennello sapiente aveva apposto come tocco finale ad un notturno niente male, di quelli che vale la pena fermarsi a guardare, anche solo per un’occhiata veloce.
Chiuse gli occhi e si preparò all’ultimo, spettacolare tuffo, quando sentì uno strattone sul fondo dei calzoni. Chiedo, scusa, potrebbe farsi in là? Dovrei buttarmi anch’io. Rimase per un attimo senza parole, Oppure si sbrighi, và, non è che voglio metterle fretta, e che sennò mi passa la voglia, Ma scusi, non le sembra un po’ maleducato? Assolutamente no, questo è un paese libero, e lei sta privandomi della possibilità di suicidarmi, perciò è un oppressore, a modo suo, scusi, sa…
L’uomo si sporse dalla finestra e, con poche agili mosse, si sedette sul cornicione, giusto a fianco dell’aspirante suicida (a rigor di logica lo erano entrambi, ma voglio che questo titolo appartenga al primo, anche solo per la sua tempestività) Beh, non si butta? Chiese docilmente, accendendosi una sigaretta, Come faccio con lei che mi guarda? Ho bisogno di concentrazione, Non sia timido, suicidarsi è un atto programmatico, non crede? Poche, semplici mosse sequenziali ed è fatta, perciò si spicci, se può, che mi sto congelando, Il freddo dovrebbe essere l’ultimo dei suoi problemi, ora come ora, Si, ma non voglio che il mio cadavere abbia il moccio al naso, voglio una morte decorosa, per quanto possibile.
L’aspirante suicida si sedette sul cornicione, a fianco del secondo aspirante suicida (alla fine ho concesso questo titolo anche al secondo personaggio, evitando così una fastidiosa gerarchia protagonistica). Avrebbe una sigaretta? Certo, ma badi, questa roba è veleno, Suppongo sia inutile farle notare le contraddizioni di questa affermazione, Quali contraddizioni? Il fumo uccide, è scritto anche sui pacchetti, mica me lo sto inventando, Lasci perdere. Fatte due boccate, l’aspirante suicida si rese conto di non aver lasciato nemmeno una lettera d’addio, e ci rimase male; in fondo, qualcosa in questo triste mondo voleva pur lasciarla, andarsene così non era bello, gli unici che avrebbero parlato di lui sarebbero stati i poliziotti incaricati di scrostare il suo sangue dall’asfalto, e sicuramente non ne avrebbero parlato bene... E non voleva certo che il suo nome fosse pronunciato per l’ultima volta su questa terra accoppiato ad una bestemmia, non sarebbe stato certo un epitaffio da ricordarsi. L’altro futuro cadavere gettò la sigaretta nel vuoto, Ci ha ripensato? Chiese. Stavo pensando che qualcuno dovrà fare gli straordinari per pulire i miei resti, domattina, Non se ne faccia un cruccio, magari passerà un netturbino con quelle macchine con le spazzole e la cosa si sistemerà in un attimo, Magari si, Vede? Non ha senso starsi a preoccupare, allora, si butta? Perché non si butta prima lei e mi fa vedere come si fa? Non posso, Non può? La gente che passa davanti nelle file è estremamente maleducata, Le cedo volentieri il mio posto, Non si preoccupi, tanto non devo andare da nessuna parte.
Scese ancora il silenzio, e faceva freddo. D’un tratto il primo suicida chiese all’altro: Ma lei perché si butta? Io? Mi butto per vendetta, Non la seguo, Mi vendico di questo schifo di mondo privandolo della mia persona, non le pare una buona motivazione? Ottima, Vede? Del resto, anche lei lo fa per lo stesso motivo, un suicida non inscena altro che uno sciopero bianco, incrociando le braccia, se così si può dire, e turandosi le orecchie, sordo ad ogni tipo d’obiezione. Lo sa che ha detto una cosa intelligente? La ringrazio, è il mio lavoro, Cosa fa? L’Involontario Salvatore di Esistenze, Come, scusi? Mi trovo a salvare delle vite senza volerlo...sa, da un paio d’anni a questa parte il mio odio verso la vita ha una sorta di ritorno ciclico: ogni manciata di giorni sento il bisogno di farla finita, Mi dispiace, Non si dispiaccia, il fatto è che, per uno strano scherzo del destino, ogni volta che mi affaccio su di un cornicione trovo sempre qualcuno che sta per buttarsi, e in quel momento (spinto soprattutto dal nervosismo per l’imminente spiaccicamento) comincio dei dialoghi che si concludono immancabilmente con l’aspirante suicida che rientra in casa dalla finestra, lasciandomi solo sul cornicione, completamente svuotato del desiderio di tuffarmi e un po’ inorgoglito per aver salvato una vita, Perdoni l’indelicatezza, ma quante volte ha tentato di buttarsi? Circa duecento, Caspita, ha praticamente ripopolato un piccolo villaggio, Già, e nessuno che ti ringrazi.
Si accesero altre sigarette e parlarono fino all’alba, quando L’Involontario Salvatore di Esistenze se ne andò, alla ricerca di un bar aperto, per brindare con caffè alla duecentodecima vittoria sulla morte e sconfitta dalla vita.