lunedì 26 novembre 2007

Four words literaty contest: Nick Stu

-Cieli-

«Ho quasi finito un altro pacchetto»
«Ne vuoi una?»
«Ne voglio una di cosa?»
«Una sigaretta, mi sembrava...»
«Non fumo»
«Non fumi?»
«Mai fumato»
«Allora che pacchetti finisci?»
«Crackers»
«Crackers
«Si, il dottore dice che mi danno dipendenza»
«Ti danno dipendenza?»
«Significa che se voglio smettere in realtà non posso»
«Lo so cosa significa. Solo che mi sembra strano che i crackers diano dipendenza»
«Ma infatti non è vero. Lo dice il dottore ma non è vero»
«Di solito i dottori dicono cose vere»
«Questo no»
«No?»
«No»

Diede un morso al cracker e le si sedette accanto. La ragazza tirò un altro respiro.
Da lì si vedeva tutta la città. E si confondeva con il cielo. Un cielo grigio come il cemento dei palazzi.

«Dicono che una volta fosse blu»
«Cosa?»
«Il cielo»
«Il cielo blu?»
«Già»
«Doveva essere bello»
«Nei miei racconti il cielo è sempre blu»
«Scrivi racconti?»
«Molti. Vengo quassù per scrivere»
«E con cosa scrivi?»
Il tizio dei crackers infilò una mano nel borsone e ne tirò fuori una macchina per scrivere.
«Cos'è?»
«Una specie di computer. L'ho trovata in un magazzino abbandonato»
«Non ce l'hai un computer normale?»
«No»
«Ce l'hanno tutti un computer. Almeno uno ce l'hanno tutti»
«Io no»
«Come mai?»
«Non mi fido»
«Dei computer?»
«Non mi fido dei software che stanno dentro ai computer»
«E cosa sono?»
«Sono tipo persone» diede un morso al cracker.
«Dentro ai computer ci sono delle persone?»
«No, ci sono i software»
«E perché non ti fidi dei software
«Sono spie»
«Spie?»
«Spie del governo»
«Ma dai...»
«Te lo giuro, me l'ha detto uno che ci lavora»
«Da non crederci...»

Il tizio dei crackers prese a battere sui tasti.

«Cosa scrivi?»
«Un racconto»
«Di che parla?»
«Di noi due»
«E che ne sai tu di me?»
«Ancora niente»

Non parlarono per un po'. Descivere un cielo blu richiedeva una certa concentrazione. La ragazza tirò un altro respiro.

«Tu fumi?» chiese il tizio dei crackers.
«No»
«Allora che ci fai con le sigarette?»
«Fumavo. Poi ho smesso. Ora le offro e basta»
«Hai smesso?»
«Due settimane fa»
«Come mai?»
«Dicono che faccia male»
«E' vero»
«Già. E ci sono tante altre cose che fanno male»
«Tipo?»
«Lo smog»
«Fa male?»
«Una boccata di smog fa più male di una sigaretta intera»
«Incredibile»
«Infatti sto cercando di smettere anche con quello»
«Come fai?»
«Respiro poco»
«Respiri poco?»
«Ne faccio uno ogni sette minuti, un po' meno se parlo. Non è facile, all'inizio non riuscivo a superare il minuto e mezzo. Poi pian piano ci si abitua. Sto cercando di smettere del tutto»
«Credi che si possa fare?»
«Spero di si. Ad ogni respiro sento la polvere che mi scivola nei polmoni» si scrollò di dosso un po' di tristezza, poi chiese «come viene il racconto?»
«Non male. Ho scritto di meglio»
«Ma che ci fai poi con i tuoi racconti? Te li pubblicano?»
«Li lascio in giro. Li raccolgono i barboni»
«Li leggono?»
«Non sanno leggere. Li bruciano quando fa freddo»

Rimasero un po' in silezio. Lui a scrivere senza fermarsi un istante, lei immobile, presa dal rumore saltellante dei tasti. Faceva un respiro ogni quasi otto minuti ormai.
Quando smise del tutto lui quasi non se ne accorse.

10 commenti:

Nick Stu ha detto...

Postfazione (...lol...)
Pubblicato di notte. quando nessuno se l'aspetta. che dire... bisognava scrivere un racconto ma a me sembra più un dialogo tra due persone che non sanno che fare della propria vita. secco, grigio e vuoto. certo che complimenti agli altri per aver scritto bella roba e per aver attirato un sacco di commenti.

a me però mi potete anche insultare... ;)

Palo Coelho ha detto...

Essendomi svegliato presto credo di essere il primo a leggere il racconto... Mi piace un sacco, mi piace veramente un sacco, voto per te, il voto del palo è tuo per adesso... bravo nick, e pensare che ieri alla stazione volevo picchiarti, non so perché ma volevo picchiarti, magari avrei dovuto ucciderti almeno le quotazioni del tuo racconto sarebbero salite e di molto.

Anonimo ha detto...

Bello, bello, bello. Ogni racconto sembra migliore degli altri. Ma non sapresti mai quale scegliere. Forse dirò una cavolata, ma mentre leggevo questo dialogo mi sembrava di vedere Arturo Bandini e Camilla Lopez. Sbaglio?

Nick Stu ha detto...

sei il fantasma di john fante?

Anonimo ha detto...

già...come hai fatto a capirlo? :D

Anonimo ha detto...

Bello, bello.
Non ho capito la storia del voto, perciò adesso vado un po' in giro per il blog e curioso.
Comunque, un bel recconto, davvero. ben scritto.
una buona idea, anche.

Anonimo ha detto...

«Ma che ci fai poi con i tuoi racconti? Te li pubblicano?»
«Li lascio in giro. Li raccolgono i barboni»
«Li leggono?»
«Non sanno leggere. Li bruciano quando fa freddo»

Questo è il fatto che tu non abbia attribuito nessun nome, nessuna caratteristica ai tuoi personaggi, credo rappresentino il centro del racconto. M'è piaciuto un bel po'. Dopo averne letti tre devo dire che è non posso dare un giudizio al migliore, mi piacciono tutti. Ognuno a modo suo. E inoltre credo che, pur avendo come denominatore comune quattro semplici parole, i tre racconti che fin ora ho letto (ed in particolare il primo ed il terzo) si intreccino tra loro, in una bellissima atmosfera.
E' un idea molto interessante, magari potreste provare a inserire qualcuno con un bagaglio letterario completamente diverso dal vostro, che credo abbia molti punti in comune.

Saluti....A presto!!

Anonimo ha detto...

e il quarto racconto??

M.P. ha detto...

Ma Godot quando arriva??

Anonimo ha detto...

Un po Arturo Bandini, un po Madame Deverià ("cosa aspettiamo madame?" "Che sia troppo tardi...")... idea molto carina, scrittura secca, asciutta...forse un pelino troppo... boh, se dipendesse da me li umanizzerei un po', sti due. Li renderei un po' meno disperati. Così, forse, tutti vedremmo meglio il loro viso. E, senza saperlo, conosceremmo il loro nome.
Comunque, complimenti.
Danilo