sabato 8 settembre 2007

Non è la storia, ma chi la racconta


Ho letto Stephen King per la prima volta quando avevo qualcosa come otto o nove anni.
Mia madre gironzolava per una libreria (credo fosse una Feltrinelli, ma non ne sono sicuro) e io gironzolavo a mia volta, pieno di un’attrazione irresistibile verso le copertine sgargianti.
Avevo già avuto il mio battesimo del fuoco letterario: avevo letto Lo Hobbit (trovandolo difficilissimo) una buona quantità di libri di Roald Dahl (Le Streghe mi procurò una lunga notte insonne) e altre cose che ora non ricordo.
Improvvisamente, passando in rassegna alcuni volumi fantasy e gialli (erano le mie letture preferite, all’epoca), la mia mano si posò su di un grasso libro in edizione paperback, lucido e profumato di stampa.
Non sapevo chi fosse Stephen King, ma capii subito che non doveva essere un tipo a posto.
Mio Dio, sulla copertina di quel libro c’era un triste uomo su di una sedia a rotelle coperto da un’ombra umana che impugnava un’ascia!!
Ritrassi la mano solo per scoprire che il terrore era ancora più grande.
C’era un’intera sezione di libri con copertine paurose, tutti dello stesso autore.
In uno, una terribile mano (ma sarebbe meglio definirlo solo un arto) usciva da un tombino per ghermire un’indifesa barchetta di carta.
Su di un altro c’era la più brutta scimmia giocattolo che avessi mai visto.
Da una copertina uno spaventapasseri (e potrei giurare che fosse vivo) mi guardava di sbieco.
Corsi da mamma, voi cosa avreste fatto?
Quelle immagini però continuavano a perseguitarmi; mi spaventavano, ma ne ero irresistibilmente attratto.
Alla fine, poco prima di lasciare la libreria, corsi dalle brutte copertine, scelsi quella che sembrava meno minacciosa (tutti quei libri erano minacciosi, se non altro per la loro mole) e la portai alla cassa, da mia madre.
«Riuscirai ad addormentarti stanotte?» mi disse.
«Ma per chi mi hai preso? » le risposi.
Naturalmente mi guardai bene intorno quella sera, prima di spegnere la luce.

Crescendo il mio timore per Mr. King si è tramutato in pura ammirazione per i suoi meccanismi narrativi perfetti e per il suo linguaggio terribilmente reale.
Ho imparato da lui molto di più di quello che mi hanno lasciato grandi e acclamati scrittori come Hesse o Miller ( Non me ne vogliano gli intellettualoidi snob…anzi, che me ne vogliano pure) e, tra un Saramago e un Dostoevskij, non manco mai di leggere o rileggere uno dei suoi libri.
L’effetto è di avere qualcuno seduto sul tuo letto che ti racconti una bella storia prima di addormentarti, che ci provi un gusto fatidico.
Tra pochi giorni King compirà sessant’anni, e ho pensato che sarebbe stato carino scrivere un po’ di lui e di come ha influenzato me e intere generazioni di Fedeli Lettori e aspiranti scrittori, e di come sia possibile produrre dell’ottima letteratura fregandosene altamente di ciò che pensa di te l’élite dell’inchiostro.
Grazie, Steve, e grazie anche a te, Fedele Lettore che mi hai seguito sin qui.
A presto,

M.P.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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