venerdì 30 gennaio 2009

Cosmogonia

Una luce,solitaria,nel buio, costituisce la vana, pietosa opposizione alla disperazione. L'aura debole e tiepida ne delinea l'inutilità. Due luci nella notte, invece, formano già una città. Un pirotecnico, ammaliante spettacolo, carico di tutte le intricate storie di Broadway. Un vivido, variopinto insieme di macchie colorate, edifica a sua volta affascinanti architetture, che noi ammiriamo per estensione, fatte di ombre pluriprospettiche; la nostra ammirazione, come dicevo, si liquefà mentre dipaniamo lo sguardo per le infinite vie di New York, saldamente legato, tuttavia, alla nostra sterile cultura, la quale sa unicamente reggersi su parole come minimum fax ed internet. Mezza giornata di libertà per le membra. Tutta la nostra percettività è focalizzata sulla visione. Quasi ci bruciano gli occhi per la immensa quantità di cose che possiamo vedere. E lentamente, la nostra bocca si avvicina furtiva alle nostre stesse orecchie, e comincia a narrar loro favole biografiche che già conosciamo. Ma se la nostra bocca è così piena di queste mitiche, bellissime parole, come potremo mai convincerla a smettere o,quantomeno, semplicemente dirle di cambiare discorso? La nostra bocca, piena di nostri discorsi, non sa far altro che convincerci della bellezza delle proprie parole. Assuefacendoci al dedalo, apprendiamo così dalla nostra stessa conoscenza di pelle avvizzita con il passare degli anni, delle sigarette, delle bottiglie e delle droghe. Finalmente il dopoguerra cominciava a farsi interessante per centinaia di divinità della musica. Forse dovremmo ringraziare l'eroina per dare quello struggente tocco in più alla nostra storia musicale, la quale avrebbe rischiato di ridursi a birra ed ottime salsicce. Ed eccoci a figurarci Sonny Rollins, quel figlio di puttana sopravvissuto grazie allo zen ed a quel suo culo. Ben altre storie rimanevano incrostate ai sedili posteriori dei cab di NYCity.
A solleticare le nostre iridi, inoltre, arrivano anche i fenomeni di polarità, di irradiazione sfalsata, di asimmetria luminosa. Cosa c'è di più vivo di più luci che si accapigliano, come sfavillanti lottatori si misurano, con in mente ben impresso il patto di Tindaro. E se ne ammirano i muscoli, contratti da scariche elettriche furenti, da nervi e tendini montati alla rinfusa su di organismi perfetti da questo o quel dio con la “d” minuscola. Sangue che si mescola ad altro sangue, quasi un atto pittorico dentro il quadro stesso, a volerne ricercare la giusta mistura, nella creazione di un nuovo imperituro colore.

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