mercoledì 18 giugno 2008
Alta fedeltà (Valefree)
Dischi:
Marlene Kuntz - Che cosa vedi
Arwen - Memories of a dream
Dvorak - Dal nuovo mondo. Sinfonia n. 9
Film:
F. Darabont - Le ali della libertà
M. Rocco - Alcatraz, l'isola dell'ingiustizia
E. Bress - The butterfly Effect
Libri:
J.R.R. Tolkien - Il signore degli anelli
W. Smith - Il destino del leone
H. Boll - Opinioni di un clown
mercoledì 11 giugno 2008
Cortometraggio
La musica delle chitarre riempiva l'aria della sera di giugno, fresca ma non troppo. La festa invitava a ballare le coppie ed a bere le gole. Lui sedeva e guardava, attirando l'attenzione delle zanzare più che delle ragazze. Si faceva fresco con le gonne colorate che volteggiavano di fronte a lui e parlava, in silenzio, con le stelle. Quando ormai i bambini dormivano da un bel po' e le donne cominciavano a correre verso casa con passo lento e ondeggiante abbracciate agli uomini, promettendosi passioni con lo sguardo, a lui rimaneva solo il profumo del fiume sotto la piazza. Camminando con passo lento ed ondeggiante, si dannava l'anima pensando all'amore. Lui e l'amore non si parlavano da un po' di tempo, ormai. Ma sotto un lampione gli parve di vedere una gonna, con dentro una donna. Lei camminava con i piedi sul selciato, le scarpe alte ma abbandonate qualche passo indietro. Lui le raccolse, sforzando le anche che lo avevano sorretto, fino a qualche anno fa con invidiabile possenza. Già, era ancora bello. Rialzandosi bestemmiante porse le scarpe all'aria. Ma l'aria non era vuota, come lo era di solito. Era piena di Lei, che ormai distava un braccio da lui. Lei prese le scarpe e con esse la sua mano di uomo per portarsela sui fianchi. E con essa tutto il suo corpo, trascinandolo in un ballo illuminato dal lampione, o dalla luna. Lui decise di chiudere gli occhi. I fianchi gli scricchiolavano ma il rumore più forte usciva dal suo cuore. Lo spettacolo che gli brillava addosso lo riportava ferocemente al sorriso. Quando il lampione si spense, lui era con gli occhi aperti. Rimaneva il profumo del fiume sotto la piazza.
A Giulia
martedì 3 giugno 2008
Echi di battaglia
Il mio cuore arde dal desiderio di partecipare
Invece sono relegato nella retroguardia
Troppo giovane per affrontare nemici
Troppo vecchio per restarmene a casa
E così si combatte
Per un regno, un ideale
In realtà è solo una scusa
Che giustifica la guerra
D’improvviso siamo accerchiati
Hanno ragione? Sono nel giusto?
No, sono solo più tattici
E ci stanno massacrando
Hanno sbaragliato le nostre formazioni
Un cuneo si è insinuato
A tagliare ogni via di fuga
A trucidare i loro simili
E finalmente combatto
Ancora adolescente estraggo la spada
Sarò l’orgoglio dei miei padri
Sarò un eroe valoroso
Speranze vane
Che si spengono
Quando un fendente sfortunato
Cala sulla mia testa
E l’ultima cosa che vedo
È il terreno che mi cade addosso
Dove sono ora i miei sogni di gloria?
Non ha mai conosciuto l’amore
Cortometraggio
A presto,
Eliza chiuse gli occhi quando Nicholas glielo chiese.
Sentiva la sua mano scorrergli piano sul viso e sorrise; la luce matura d’agosto sembrava cullarla, così stesa tra l’erba, con i lunghi, neri capelli che fluivano nel prato come fiamme buie. L’aveva portata vicino allo stagno dove si erano incontrati la prima volta, il luogo che aveva visto nascere e crescere il loro sentimento: l’amore improbabile e classico, a suo modo, tra la ricca figlia del latifondista cotoniere e il bracciante girovago. Lei, bella come una rosa selvatica, lui taciturno, buio, un diamante rimasto carbone. Era stata tutt’altro che una pura storia adolescenziale, però: si erano concessi l’uno all’altra senza remore o pudicizia. Era semplicemente la cosa giusta da fare. Adesso Nicholas sarebbe dovuto andare via, il vecchio O’ Day sapeva. A lei non l’aveva ancora detto, di certo la cosa l’avrebbe distrutta, o peggio.
Così bella e acerba, come poteva permettere che il tempo si prendesse la sua bellezza giorno dopo giorno?
Non c’era nulla di più triste che guardare un albero seccarsi.
Eliza era completamente abbandonata alle sue mani, silenziosa. All’improvviso sentì che lui smetteva di carezzarla, rimase un attimo in attesa, poi gli chiese di continuare, per favore, era bello.
Aprì gli occhi, e vide appena le sue mani che stringevano una pietra appuntita, ancora sporca di terriccio.